venerdì 24 giugno 2011

Crollo.
Unica nota positiva è che il peso è 64.8KgX188cm. dovrei gioire per questo,ma il mio attuale stato non mi permette di farlo. Sono distrutto,ho gli occhi cerchiati di viola,gli occhi da pazzo, e una grande rabbia verso me stesso,in più questa notte mi sono tagliato,e tanto. Era un po’ che non succedeva.
Nell’ultima settimana ho dormito 3 ore a notte,nelle ultime 48 invece 0. credo che l’insonnia sia la cosa più brutta che esista,qualsiasi cosa è preferibile a questa allerta permanente,vorrei tanto perdermi nell’oblio di un buon sonno. Ho paura della notte,la temo,perché gia so che sarà lunga e piena di incubi e pensieri.
Sento il mio respiro sempre più debole,affannoso e pesante….nelle rarissime volte che dovrei ridere sono costretto a fermarmi più volte per riprendere fiato.
Questa mattina, per non farci mancare nulla, nell’alzarmi dal letto,dal naso è iniziato a colare sangue…da qui il putiferio. Vorrei tanto non essere mai nato,vorrei tanto una vita normale,con un lavoro sotto-pagato anche,ma libero e felice. Gli incontri con Lei vanno avanti tra alti e bassi (molti di più).
Perdonatemi se non commento e non mi faccio sentire da un bel po’ ma non ne ho la forza. E poi credo che da uno come me grandi “perle di saggezza” non possano uscire.
Ultimamente sto meditando di chiudere questo schifosissimo blog, non so se lo farò o sarà l’ennesima cosa detta e non compiuta,comunque sia ringrazio tutti.
Julian…

3 commenti:

  1. Sai, capisco benissimo quello che scrivi, perché anch’io ci sono passata sono della convinzione che l’anoressia non è un qualcosa che il solo corpo può dimostrare, ma che sia una condizione mentale che ha molto a che fare con l’immobilità e si scontra con la mobilità del corpo, che è quello che gli altri vogliono vedere. Riconosco il dolore tremendo di sentirsi dentro al baratro, eppure, al tuo dire che ti senti vacillare e che temi di non riuscire ad uscirne, ti rispondo dicendoti che nessuno entra in carcere da solo, perché io lo so che questa non è vita. Credimi, anche per me è difficile combattere giorno dopo giorno. Anche io penso tutti i giorni che una volta aperta quella porta così tremenda non si possa richiudere più, che di fronte agli ostacoli della vita finirò sempre là, incapace sia di vivere che di morire, sul limbo. Anche se tanti atteggiamenti disfunzionali tipici dell’anoressia adesso non li adotto più, mi porto comunque dentro me e la terribile bilancia mentale che opera anche quando tento di costruire qualcosa di diverso. Eppure leggo le tue parole e penso che tu ti umili pensando che non riuscirai a rialzarti. Lo so che hai paura. Ma la paura non è una scelta. Può essere una scelta, semmai, il modo di affrontarla. L’anoressia non è un delirio di onnipotenza come tanti dicono, ma di impotenza. Io mi sono sentita impotente di fronte a tutto ed ho ristretto l’alimentazione perché mi restava il corpo come unico “oggetto” da manipolare, come unica arma da scagliare in faccia a volti disorientati per chiedere disperatamente un aiuto. Io amo la vita, ma non la conosco. So di amarla semplicemente perché capisco quanto farmi così male mi sia servito paradossalmente per difendermi, e difendersi è di per sé un atto di amore. Tu non sei incapace di combattere contro l’anoressia. Forse avresti tanto voluto esserlo, non sai quante volte mentre ero ricoverata avrei voluto che fosse davvero così semplice, che bastasse la pasticchina, che fossi sbagliata, punto, un errore clamoroso, il tumore di una società malata. Ma più mi guardavo intorno e più i pazzi mi sembravano fuori. Io amo la vita perché mi sono uccisa per proteggerla, per preservarla dalle mani di chi la voleva maciullare, devastare, distruggere, spezzettare, mordere. Mi ha delusa, mi ha straziata. Sono ancora a pochi passi dall’inferno, eppure combatto. Perché nessuno entra in carcere da solo. Perché c’è altro. C’è altro. C’è la voglia che hai avuto di raccontarti. C’è il bisogno di farci sentire perché non siamo soli nella nostra solitudine tremenda che viene stereotipata, che viene vista come una moda. C’è un’infinità dietro il nostro corpo. Te lo dico con tutta la paura possibile e metto in chiaro quanto ancora continui a pesare ogni alimento secondo l’ “equilibrio alimentare” che mi ha prescritto la mia dietista, a tremare di fronte ai dolci, a cercare di trovare scuse per non mangiare fuori, a piangere in bagno mentre fuori c’è chi ride, c’è chi ride sempre. Nelle tue parole c’è amarezza e dolcezza insieme. Hanno il sapore del caffè. È amaro eppure buono… e soprattutto è necessario, è necessario per svegliare chi vive con gli occhi chiusi ed ha paura di vedere ciò che noi abbiamo visto. Non continuare a farti del male. Chiedi aiuto. E' il più grande regalo che puoi fare a te stesso. Poi le cose non potranno che andare meglio. Te lo prometto.

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  2. Già, c'è altro. Desidero con tutta me stessa che tu ascolti queste parole. Sono commoventi.

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Ryan Thomas